Ci sono emozioni e sensazioni che solo chi le ha vissute in prima persona sa trasformarle in parole. C’è chi poi decide di portarle in scena e girare l’Italia intera per raccontare l’adozione.
È quello che succede con “La lavatrice del Cuore”, spettacolo curato da Edoardo Erba e portato sul palco dalla moglie Maria Emilia Monti, genitori di cuore di Robel, il loro terzo figlio, arrivato dall’Etiopia dopo due figli biologici. Lo spettacolo alterna l’esperienza personale di Maria Amelia dalla decisione di adottare all’arrivo in Italia del piccolo Robel con la lettura di alcune lettere di un’adozione pervenute al Festival delle Lettere del 2013. Tra le 500 lettere pervenute Maria Amelia ne ha scelte dieci a cui dare voce. Lo spettacolo è una reading densa ed emozionante, che tocca dritto il cuore, è stato impossibile per me non lasciarmi andare e ho pianto. Mi sono riconosciuta nelle emozioni, nelle preoccupazioni, nei luoghi comuni, nel pianto e nella gioia degli autori delle lettere.
La voce di Maria Amelia suona come una voce amica, a tratti visibilmente emozionata per ciò che sta leggendo. E cosi ti sembra di sentirti nel salotto di casa tua e non a teatro mentre ascolti rapita il racconto di un’altra mamma di cuore, quella voce che diventa emozionante perché parla di te, sì proprio di te, di quei pensieri che hai fatto mille volte, di quelle domande che ti sei fatto mentre guardi negli occhi tuo figlio, di quella rabbia che hai provato rispondendo alle solite domande stupide della gente.
Caro destino
“Caro destino” inizia così la prima lettera e penso subito a quante volte ho pensato al destino, al disegno divino, all’universo che ha unito la mia vita a quella di mio figlio. Penso che era proprio lui che era stato pensato per noi, lui che mentre noi preparavamo documenti veniva al mondo senza che noi lo sapessimo. Mi sono emozionata pensando a come sarebbe potuta essere la mia vita se il destino avesse deciso diversamente, forse non ci saremmo mai incontrati, forse non avrei mai avuto l’onore di diventare sua mamma. E sono certa che tanti genitori di cuore ogni giorno pensano la stessa cosa.
La ferita dell’abbandono
Tra le lettere scelte in molte si parla di abbandono e di ferita, di figli adottivi che si interrogano sul come sia possibile che un genitore biologico possa abbandonare. Non posso trattenere le lacrime pensando al giorno in cui anche mio figlio, ora ancora piccolo, si farà le stesse domande, mi chiederà risposte che non potrò dargli perché nemmeno io le conosco. Mi chiedo come affronteremo la sua rabbia che so inevitabilmente arriverà, come saprò aiutarlo a curare la sua “ferita dell’abbandono”, mi chiedo spesso se il nostro amore gli sarà sufficiente, se saremo in grado di farlo sentire amato e desiderato sempre. So che arriverà il giorno in cui anche lui lancerà il suo “proiettile” e mi dirà che non sono la sua vera mamma, così come arriverà il giorno in cui mi dirà di essere triste senza conoscerne il motivo. Le lettere sono uno splendido pretesto per guardarmi ancora una volta dentro, come spesso faccio quando la vivacità e l’euforia di mio figlio mi lasciano il tempo per pensare a come sarà il futuro. Provo a prepararmi, ad avere qualche strumento per aiutarlo ma so che un grande pezzo di lavoro dovrà farlo lui,e allora vorrei che quel buco, “la cosa che ho qui sopra lo stomaco e fa male” come recita la lettera di mamma Francesca, possa rimarginarsi, perché so che non scomparirà mai. Mi chiedo se saprò anche io essere una “lavatrice del cuore” per la rabbia e la tristezza che proverà. E’ bello sentire che altri genitori adottivi si interrogano, trovano soluzioni, durante lo spettacolo senti di appartenere a quell’universo multiforme dei genitori di cuore e sai che in qualche modo anche tu troverai la tua personale strada per sostenere tuo figlio nel difficile percorso di consapevolezza.
“Ora la mamma è qui ed è per sempre… La tua ferita un giorno si farà cicatrice e noi ne avremo cura insieme” così le parole dell’ultima lettera interpretata da Maria Amelia e so che questa è la strada che mi sono promessa di seguire quando Tommaso è entrato nella nostra vita. Gli ripeto sempre quando vado via, anche solo per buttare la spazzatura, che ritorno, che non vado via, perché so che seppur piccolo conserva affondato nella sua carne e nella sua mente il ricordo di quell’abbandono.
Il libro Cara adozione
Tutte le lettere che ha portato in scena Maria Amelia sono contenute nel libro “Cara Adozione”, il nuovo progetto editoriale curato da ItaliaAdozioni e che raccoglie le lettere pervenute al festival precedute da interventi di alcuni esperti del mondo dell’adozione. Per chi ha voglia di lasciarsi emozionare da queste lettere può acquistare il libro direttamente sul sito di ItaliaAdozioni.